Nella ristorazione cambiano gli scenari ma non cambiano le regole del gioco: intervista a Carlo Meo

5 Settembre 2020

Intervista a Carlo Meo, amministratore delegato di Marketing and Trade, società di consulenza sui comportamenti di consumo e di retail design.

É docente dell’OMA – Oro di Macina Academy nel corso “ L’ABC del marketing e della comunicazione per il tuo ristorante.”.


Carlo Meo è uno dei massimi esperti internazionali sui comportamenti di consumo e sulla concettualizzazione dei luoghi di acquisto, come ristoranti, pizzerie e attività legate al mercato del fuori casa.
Promulgatore di teorie in totale antitesi con la volgarizzazione del marketing rispetto alla centralità dell’individuo e dei suoi bisogni.
È opinionista di varie testate specializzate e autore di libri su marketing, food, design.

Di seguito un estratto dell’intervista tratta da Italia Oggi e la sua risposta allo scenario italiano delineatosi in questa estate 2020.


1. In che modo il Covid-19 e il lockdown imposto dal Governo hanno inciso sui consumi e sul fuori casa?


La pandemia e quello che ne è inevitabilmente conseguito non hanno inciso solo sui consumi,
ma di fatto hanno riportato indietro l’orologio di circa 30 anni. Quelli che in questi decenni erano indicati come fattori di successo nel marketing ora “non sono più validi”.
Parlavamo di crisi della grande distribuzione, elogiavamo le nuove pasticcerie ed elogiavamo le nuove tendenze legate all’esperienzialità.
Nel periodo del lockdown invece siamo tornati al supermercato ad acquistare beni di prima necessità, le pasticcerie son state chiuse e siamo tornati a dare spazio ad attività razionali e pratiche.
Anche se questa situazione è stata dichiarata terminata e veniamo rassicurati sul fatto che non si ripeteranno più periodi come quelli che abbiamo vissuto nei mesi scorsi, alcune cose ci resteranno “dentro” e avremo un gran bel da fare per tornare alla “normalità”.


2. Cosa abbiamo imparato nella “fase 1”?


Abbiamo abbandonato i concetti di “velocità” e di “movimento” in cui eravamo immersi tutti e abbiamo invece imparato a dare valore al tempo. Abbiamo riscoperto il valore del tempo, dello “stare fermi” e dell’avere pazienza;
abbiamo re-imparato ad “aspettare”. Questi sono aspetti su cui il marketing dovrà riflettere e da cui dovrà ripartire.


3. Con l’avvento della “fase 2” molte attività sono riprese, le persone hanno iniziato a muoversi liberamente e a vivere momenti di socialità.
Ma ci sono e ci saranno problemi economici con cui confrontarsi.


L’Italia bloccata per mesi significa proprio che per qualcuno anche andare a mangiare una pizza potrà essere economicamente difficile. Questo però non deve scoraggiare le attività ristorative, che anzi sono chiamate ad osservare, analizzare e “studiare” per preparare una strategia di marketing adeguata alla corretta ripresa.
Lavorare sulla capacità di comunicazione e di relazione con il cliente, creare una “storia” intorno ai prodotti e alla qualità delle materie prime che si offrono, nuove politiche di promozionalità: sono solo alcuni degli elementi con cui un’attività ristorativa dovrà confrontarsi.


4. In questa strana estate 2020, oltre ad un ritrovato senso di positività, abbiamo appreso che il virus può tornare a circolare e che non bisogna “abbassare la guardia”. In che modo questa “lezione” inciderà sulla attività ristorative?


Le regole anticovid sono ancora in essere e vanno rispettate ma è palese come le persone vogliono vivere esperienze, uscire di casa, divertirsi. È un fenomeno sociale che non si può frenare, frutto di un’evoluzione dei consumi che viene da lontano, ma che non può derogare a norme e sicurezza.
Quindi l’equilibrio è tra rispetto delle regole e garanzia di esperenzialità per il cliente. La pandemia ha però fatto capire al settore della ristorazione-somministrazione italiano la necessità di innovare, di mettersi in gioco, di crearsi un’identità per stare sul mercato. Valori che vanno oltre Covid19.